|
Siamo
ancora antifascisti Le strade di Roma intitolatele
ai martiri La
presa di posizione della Comunità ebraica romana che si è detta contraria ad
ogni iniziativa della cittadinanza volta a ricordare la memoria di fascisti
non pentiti, contiene un’amara verità, quella per la quale, la maggioranza
degli italiani, del fascismo, dovette pentirsi eccome. L’antifascismo in
quanto tale, fu appannaggio di una ristretta minoranza di persone, che solo a
guerra vinta vide ingrossare le sue fila, in tale misura, che il primo
ministro britannico Churchill ebbe modo di schernire gli italiani: nel 1945
erano diventati improvvisamente 80 milioni, 40 fascisti, 40 contro. In realtà
rimase una minoranza ostinata di fascisti puri che si radunò intorno a capi
di seconda fila della repubblica sociale, ai quali si può anche riconoscere
il pregio della coerenza, resta il problema morale di aver ignorato la
coscienza del fallimento di un’epopea che aveva lasciato il paese in
ginocchio, fino a ridursi lo zimbello della Germania. E’ possibile che
Mussolini abbia accettato di formare un governo a Salò per impedire che la
popolazione italiana fosse trattata dai tedeschi come popolazione ostile, da
alleata che era. Ciò non toglie che questo consentì di continuare una
politica di segregazione e di sterminio nei confronti della popolazione
ebraica. Ci sono delle differenze profonde nel fascismo europeo, quelle per
le quali la Spagna di Franco protesse i suoi ebrei dalla furia nazista, le
repubbliche di Salò e di Vichy fecero una gara micragnosa per consegnarli
alla Germania. Questa forma di dimenticanza di un misfatto criminale, va
molto oltre alle responsabilità della guerra ed è stato il principale motivo
per cui il Partito repubblicano italiano, formato principalmente da
antifascisti della prima e non dell’ultima ora, non hanno mai avuto rapporti
ufficiali, né ufficiosi, con il Movimento sociale italiano ed i suoi
dirigenti, nemmeno in occasione delle loro esequie. Quando si pose il
problema della pacificazione dell’odio civile, fummo dispostissimi, purché
fossero chiare e inequivocabili le ragioni ed i torti. Solo quando la destra
nazionale si allontanò dal ceppo della dottrina fascista, abbiamo preso i
contatti politici, che in verità, non sono stati mai particolarmente felici.
Per questo non capiamo come si possa ancora parlare di fascismo di cuore, o proporre
strade intitolate a fucilatori di partigiani. L’antifascismo resta un valore
fondante della Repubblica e se qualcuno pensa di rimuoverlo con qualche
battuta o qualche iniziativa, sarà chiamato a risponderne davanti
all’elettorato. Roma, 23
maggio 2016 |
|